Eu-Tanatos, la morte buona!

cuore.jpgCi troviamo spesso a discutere sugli aspetti dell’eutanasia (Umanitaria) negli animali, è vero che agli occhi di molti è da considerarsi un ulteriore mancanza di rispetto nei confronti del mondo animale… ma non sono del tutto d’accordo! Si parla di Eutanasia quando la sofferenza dell’animale è molto elevata ma ciò che più mi interessa è valutare gli aspetti (psicologici) di chi si trova a dover affrontare una scelta del genere (medici veterinari-proprietari)… di seguito riporterò un articolo che trovo molto interessante.

Pro o Contro eutanasia? Buona lettura

L’EUTANASIA: ULTIMO ATTO TERAPEUTICO
DEL MEDICO VETERINARIO
PER IL BENESSERE DELL’ANIMALE

Con questo articolo si vuole trattare del coinvolgimento emotivo del Medico Veterinario nel momento in cui prende coscienza che non si può più fare nulla, sino ad arrivare all’atto di portare la morte a un animale. L’attenzione è anche focalizzata sul ruolo importante che ha il Medico Veterinario in questo suo atto professionale, in quanto unico attore di questa tragica rappresentazione, con protagonista la morte, che può in qualche modo, con la sua sensibilità, il suo modo di approcciarsi, la capacità di sostenere il padrone, alleviare le sofferenze dell’animale e anche del suo proprietario.

Perché parlare di EUTANASIA nella società attuale, così impregnata di voglia di vivere, di divertirsi, si successo e di affermazione e, riferendoci al rapporto con gli animali, di convivenza felice e spensierata? Infatti, la vulgata comune descrive il rapporto con l’animale, a prescindere dalle connotazioni sociali che ha assunto, solo basato sul piacere, idealizzato, come se noi padroni vedessimo il lato bello, i giochi assieme, le passeggiate
nei boschi e, ora che la società si è aperta e sensibilizzata verso gli animali domestici, le vacanze condivise. In realtà la vita con un animale non è questo, o meglio, non è solo questo, c’è qualcosa di più profondo, di più intimo che emerge, e si materializza in certi momenti e il pericolo di perdere un fedele amico, quale può essere il nostro cane, o il nostro gatto, ma anche il coniglietto o un uccello, è uno di questi momenti.
L’idea della morte, e si perché parlare di eutanasia significa parlare di morte e di morte data, anche, se come vedremo solo ed esclusivamente per alleviare una sofferenza che
non ha un futuro con la risoluzione della patologia che l’ha determinata, non sfiora i proprietari dei cani o dei gatti, quando questi sono felici e pieni di vita.
E non c’è da stupirsi di questo, in generale l’uomo moderno rigetta l’idea della morte per se stesso, non solo perché a nessuno piace morire, ma perché è un argomento arduo
da affrontare. La morte è conosciuta solo dall’esterno, nessuno è tornato indietro a raccontarci cosa succede quando si oltrepassa la linea di non ritorno, è difficile da
rappresentare, sia la nostra che quella degli altri, figuriamoci quella dei nostri animali.
Ma la sensibilità verso di questi è cambiata, solo quindici, venti anni fa l’eutanasia, infatti era vista e vissuta come un evento normale, che veniva richiesta o proposta ogni qualvolta il problema clinico diventava complesso o non vi era certezza sulla guarigione del soggetto. Oserei dire che a volte è stata anche una “soluzione”abusata e di comodo. Oggi non è più così, l’eutanasia è un atto meditato e applicato solo ed esclusivamente in quelle situazioni in cui la malattia apporta troppa sofferenza a un animale, è un atto pietistico verso un essere vivente che non ha più possibilità di guarigione e che soffre molto. Questo deriva da una nuova visione del rapporto con gli animali, secondo Curtis il benessere animale dipende dalla seguente gerarchia dei bisogni:

1. bisogni fisiologici: che sono facilmente interpretabili ed esaudibili;
2. bisogno di sicurezza: un po’ meno comprensibili, ma direi che oggi, per quanto riguarda gli animali domestici, anch’essi ben corrisposti;
3. bisogni comportamentali: che sono più difficili da comprende, ma che cominciano ad essere capiti e corrisposti in modo sempre più consono alle esigenze del cane del gatto e anche dei nuovi pets; in questi rientra certamente il diritto a un trapasso dolce e con meno sofferenze possibili. L’eutanasia è un tema, che, per il Medico Veterinario di oggi non può esaurirsi con il trattamento delle tecniche per dare una morte la più indolore possibile, cosa per altro importantissima, parlando di benessere animale, ma implica una serie di riflessioni che riguardano il proprietario, il medico veterinario, la sistemazione dell’animale defunto. Per questo, se la tecnica medica ci appartiene, la “tecnica psicologica”, cioè come preparare il proprietario alla morte del suo animale, come dargli la notizia, come sostenerlo nel momento dell’iniezione, come aiutarlo dopo richiedono una sensibilità e una preparazione che ha sempre bisogno di affinamento. Se è vero, come ha detto Voltaire, che “gli uomini sono gli unici esseri viventi i quali sanno che moriranno” è anche vero che i proprietari degli animali domestici non sempre si rendono conto che ogni terapia è inutile e non fa altro che allungare le pene del loro amato, è nostro compito prepararli, e in tempo a questo. Per questo, a mio avviso, è necessario in certe patologie essere sempre sinceri e comunicare in modo chiaro con i padroni sia la prognosi e sia il rischio di morire che il cane o il gatto, o qualunque animale abbiamo in cura corrono. Il momento in cui pratichiamo l’eutanasia, è momento carico di emozioni e di tristezza, che ci vede protagonisti attivi, sia come esecutori materiali, sia come uniche persone presenti e che possono dare un aiuto e trovare le parole giuste per il padrone. E poi il lutto, altro momento difficile che richiede sensibilità, disponibilità e anche coraggio da parte del Medico Veterinario per accompagnare il padrone in questo percorso. Quindi, comprenderete quanto sia necessario mettere in campo sinergie diverse e trattare l’argomento sotto più prospettive, emozionale, relazionale, del conforto e sostegno al padrone, legislativo, farmacologico e del consenso informato. Perché anche del consenso informato, perché è uno strumento in più di chiarezza, è un mezzo per creare un’alleanza terapeutica con il padrone del cane o del gatto o del coniglio ecc.. Concludo con una serie di considerazioni prese da un libro che tratta dell’eutanasia umana della dottoressa Serena Foglia, sociologa e psicologa, che a mio avviso sono pertinenti anche al tema dell’eutanasia in veterinaria: “La cultura moderna che nega la morte ha abbracciato anche il mondo della medicina che molto spesso non riconosce i limiti dei trattamenti della malattia, non ascolta, non ha attenzione al dolore. Questa cultura è entrata nella scienza soprattutto in quella parte della scienza medica chiamata clinica, cioè quella che si occupa dell’essere umano durante la vita. Il medico nella sua formazione non riceve nessuna nozione per ciò che riguarda il processo del morire [io aggiungo tantomeno il Medico Veterinario, al quale hanno sempre insegnato a considerare la morte degli animali come una cosa necessaria (gli animali da reddito passano dallo status di animale a quello di cibo) per la sopravvivenza degli uomini] e raggiunge la laurea avendo come sogno o obbiettivo il successo terapeutico, inoltre ha un concetto di sacralità della vita anche quando questa per il malato nella sua fase terminale è solo dolore e sofferenza…..” Questo concetto era già espresso da Bacone che parlando di eutanasia, diceva: “Viceversa i medici si fanno scrupolo di non intervenire più sul paziente quando hanno dichiarato inguaribile la malattia, mentre a mio modo di vedere non dovrebbero escludere nessuna possibilità e insieme dare l’assistenza atta a facilitare e rendere meno gravi le sofferenze e l’agonia della morte.”. Bacone quindi usa il termine di EUTANASIA secondo l’etimologia corretta cioè di morte buona, ed esorta i medici a non intervenire solamente con lo scopo di guarire, ma anche, quando ogni cura è inutile, ad alleviare le sofferenze, in modo che il trapasso sia più accettabile. Ma come dice sempre la dottoressa Foglia: “…quello che è importante è modificare i comportamenti oggi presenti nella classe medica. Si tratta di insegnare già negli ultimi anni di università i concetti del processo del morire e le cure del termine della vita”, questo, a mio avviso, ci aiuterà anche ad affrontare meglio il momento nel quale dobbiamo eseguire l’iniezione fatale, ci solleverà un po’ l’animo dall’angoscia, e qui parlo per me, ma penso che molti di voi siate nella mia stessa condizione, che ci attanaglia quando dobbiamo decidere che non c’è più nulla da fare per un animale che conosciamo da anni e per il quale ci siamo prodigati, con il suo padrone, per dagli la miglior vita possibile; perché non dargli serenamente la miglior morte possibile?
Bibliografia
Ariés P., Storia della morte in occidente, Milano, 2001.
Assmann J., La morte come tema culturale, Torino, 2002.
De Hennezel M., La dolce morte, Milano 2002.
Foglia S., Il posto delle fragole, Milano, 2002.
Rauzi P. G. – Menna L., La morte medicalizzata, Bologna, 1993.
Comitato Bioetico per la Veterinaria, L’uccisione degli animali. Eutanasia, Torino
2002.
Comitato Bioetico per la Veterinaria, Le procedure per una decisone clinica e
responsabile, Torino, 2000.

4 Risposte to “Eu-Tanatos, la morte buona!”

  1. Io ho dato la “dolce morte” alla mia povera gatta,che dopo sette anni di vita aveva contratto il terribile sarcoma felix….E io che pensavo l’avesse punta un’ape o il cactus!
    Ho cercato di salvarla,anche sottoponendola a intervento.Ma la “gobbetta di Notredame”,ormai questo sembrava,era sempre più mostruosa,vi assicuro e non aveva possibilità di salvezza.E che male aveva fatto?Essere presente nella nostra vita?Condividerne gioie e dolori con distaccata attenzione?Essere lunatica e snob con i nostri due cani…o abbracciarci e strusciarsi sulla nostra faccia fino a farsi venire la bava…e tutto il resto?Beh,era solo un gatto.Infatti per disporsi a farle l’eutanasia,il giorno dopo che aveva vomitato pezzi di polmone,…il veterinario ci ha invitato a uscire..tanto a che serviva rimanere,visto che non riuscivo a smettere di piangere…insieme a mia sorella.E chi li dimentica gli occhi del mio gatto alla fine?!Non so dirvi cosa dicevano!
    Ma la cosa più brutta sapete qual’è stata?Entrare dopo e vedere quell’involto immobile,dentro la cuccetta di peluches,la sua,che tengo ancora nel portabagagli dell’auto.Era IMMOBILE…avvolta nello scialle bianco “pagliettato”che le avevo messo sotto nell’ultimo periodo per tenerla più calda.E il veterinario diceva alla sua assistente seduta davanti al pc:”cerca la scheda di Kira e CANCELLALA.Tanto ormai….”.Cancelliamola,certo….”dal vostro pc,ma non dai nostri cuori…”Risposi.Poi pagai,”…solo le spese per il TANAX e la forte anestesia che le ho fatto per essere più sicuro”mi disse lui,tranquillo e professionale.E mi portai il mio dolce involto ancora caldo e pesante dell’orrendo male che si portava da mesi sulle spalle!
    Chiedendomi sotto la pioggia che cadeva con le mie lacrime:”dove sei ora?Chissà se ti senti sola…Se ci cerchi e ti chiedi cosa ti abbiamo fatto…e perchè”.
    Mi piacerebbe sapere dove vanno poi gli animali quando muoiono,cosa fanno?Se ci vedono…Se giocano ancora…Voi che ne dite?intanto Kira è seppellita davanti casa mia,sotto un bell’alberello,accanto al cimitero degli umani.Poco male.E’ una bella consolazione poter guardare la sua tomba.
    Grazie per lo spazio e grazie se lasciate questo mio commento anche se un pò prolungato.Spero di non avervi commosso troppo…o forse si!Così vuol dire che avete un cuore e siete degni di avere un animale nella vostra vita.Ma niente IGUANE,mi raccomando!Amate gli animali.Là sopra qualcuno ama anche loro! Grazie ancora…anche al mio veterinario.

  2. ho prpovato gli stessi sentimenti ieri alle 15.30 allorquando sono stato costretto a spegnere la vita del mio cane poichè affetto da un grave tumore ai polmoni.
    capisco quello che provi e credimi è stata difficile questa esperienza.
    il mio cane ha persino socializzato con una simpatica cagnolina nell’attesa di avvicinarsi al sonno eterno(esattamente come se non avesse avuto la terribile malattia che lo stava divorando).
    anch’io mi sono chiesto, sotto la neve che cadeva con le mie lacrime:
    ”dove si trovasse?
    se si senntisse solo …
    Se ci stesse cercando …
    e, semmai, si fosse chiesto cosa le abbiamo fatto … e perché?”.
    ma non ho ricevuto risposte.
    spero solo che sia riuscito a perdonarmi e che possa essere felice!

  3. non so come sono capitata su questo sito, so solo che oggi è il 28 dicembre ed è tardi. mio marito “finge” di vedere la televisione ed io cerco tutto quello che posso per capire se abbiamo fatto bene a dare una dolce morte al nostro amato gattone di 14 anni malato da un anno ormai di linfoma intestinale. il ns pensiero va sempre a lui, e non ci rassegnamo a non vederlo più con noi (ora sarebbe sdraiato sulla stampante del pc a ronfare e a guardarmi sornione con i suoi magnifici occhi d’oro). il giorno di Natale dopo un anno di cure è crollato.il veterinario che è accorso da noi,come sempre del resto, ci ha detto che ormai non potevamo fare più niente per rendergli la vita accettabile, e neanche lui. ha aperto l’ambulatorio ed ha praticato l’eutanasia. ci ha abbracciato e confortati ed ha augurato al micio di andare nel paradiso dei gattini. gli sarò sempre grata per la sua tenerezza. Il nostro amico è entrato nella nostra casa a Natale di 14 anni fa, e se ne è andato il giorno di Natale. Non so perchè ho scritto queste righe, ma so che mi ha dato serenità parlarne. grazie.

    • Ciao Luisa, grazie a te per la tua testimonianza, anch’io ci sono passato molte volte, sia per i miei gatti di casa che soprattutto per i gatti liberi delle colonie che seguo, per i quali nutro lo stesso amore e adorazione. E non ci si fa MAI il callo… ogni volta è una nuova grande sofferenza… saluti, miacis.

Scrivi una risposta a silvio Cancella risposta